ceneri disperse in mare
Sempre più spesso l’ultimo desiderio di una persona è quello di vedere le proprie le ceneri disperse in mare o nel vento, tra gli alberi di un bosco o perché no, conservate sulla credenza del salotto buono. Nell’urna cineraria, ben sigillata, da spolverare la mattina, come se il parente perso per sempre alla vita, continui a vivere nella quotidianità.
Quello che fino a ieri non era possibile, da domani è legge dello Stato. Chiunque lo vorrà potrà scegliere di farsi cremare e decidere dove lasciar disperdere le proprie ceneri. Lo potrà chiedere anche nel testamento. E forse, da domani, i forni crematori dei cimiteri italiani ricominceranno a funzionare a pieno regime. Gratuitamente per chi non ha parenti o per le famiglie bisognose (anche se come ha denunciato l’Unione consumatori non è chiaro la definizione di bisogno). A pagamento per gli altri. Ma un funerale è sempre una spesa, anche se deducibile dalle tasse. E almeno nelle grandi città il rito è diventato sempre più triste: chi sceglie la terra ha di fronte file interminabili di tombe, dove il silenzio del cimitero è rotto dalla ruspa che scava e ricopre. Chi sceglie i fornetti, a volte, finisce ai piani alti, dove è difficile arrivare
Ma quanti saranno a decidere di far disperdere le proprie ceneri una volta morti? E’ presto per dirlo. Ma la legge ha fatto le cose per bene. Ad autorizzare la dispersione dovrà essere l’ufficiale dello stato civile su “espressa volontà del defunto”. Le ceneri potranno essere disperse in aree appositamente destinate all’interno dei cimiteri, in aree private all’aperto e sempre con il consenso dei proprietari, mentre la dispersione in mare, nei laghi e nei fiumi “è consentita nei tratti liberi da natanti e da manufatti”.
A disperdere le ceneri sarà un familiare o l’esecutore testamentario. Non solo, i crematori dovranno dotarsi di “sale attigue” per consentire “il rispetto dei riti di commemorazione del defunto e un dignitoso commiato”. Sarà compito dei singoli Comuni costruire forni crematori qualora non ce ne fossero e stabilire le tariffe per accedere al servizio.
Ma il caro estinto non finirà tutto in cenere. Parte del suo corpo verrà svuotato dal medico necroscopo, pelle o capelli prelevati, affinchè sia possibile l’identificazione del Dna. Per almeno dieci anni, campioni di liquidi biologici e annessi cutanei, a prescindere dalla pratica funeraria prescelta, verranno conserati per eventuali indagini di natura giudiziaria.
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